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domenica 30 maggio 2010


Equilibri precari che restano fra le punta delle dita. Fragili dubbi che si insinuano come crepe quasi impercettibili alla vista..indossa quel fagottino blu con un fiocco proprio sotto l'ombelico, spalle nude, lucide, abbronzate da un pallido sole di città..ritornano quegli occhi..gli occhi di Eva bambina, le labbra socchiuse, il respiro lento, come oppresso da un cuore troppo grande, da sensazioni che come lame fendono la carne.
Eva e il fuoco, Eva e la cera delle candela, Eva e l'inchiostro rosso per imbrattare fogli bianchi e ruvidi...le mani che camminano sulla schiena, dita affusolate che sfiorano occhi verdi e labbra carminio...Eva e la paura di diventare grande, di non entrare nei vestiti, di non poter gridare fuori da se stessa..
Nuvole di capelli spettinati, briciole di biondo che fanno capolino...come i fili usati dalle fate per guarire un dolore, un cuore, una mente...
Eva guarisce e si ammala, torna a galla, annaspa e poi fiorisce..come le rose bianche e rosse di un rosaio tutto suo...come i fiori recisi regalati dal suo cuore...fuori e dentro di lei.



venerdì 21 maggio 2010

Scrittura densa, senza interruzioni, vuoti di pensiero, baratri di speranze. L'arte di racchiudere scaglie di emozioni, paesaggi di suoni e silenzi irreali.China su vuote pagine di intuizioni, di gesti lenti, di legami che improvvisamente diventano fortissimi. Come aprire improvvisamente gli occhi su quello che sei, territorio interiore.
E' intermittente la mia capacità di realizzare quello che sono davvero e chiudo gli occhi per poi risvegliarmi improvvisamente...come se i miei occhi percepissero vivide immagini che porto dentro ma che restano immobili, incapaci di parlare sino a quando un mio gesto leggero le rende animate. Nella notte di me stessa cerco un bagliore, qualcosa che mi indichi quale stella seguire, quale cielo osservare..

domenica 16 maggio 2010

L'età ci copre come la pioggerella

L'età ci copre come la pioggerella,
interminabile e arido è il tempo,
una piuma di sale tocca il tuo volto,
un gocciolio ha consumato il mio vestito:

il tempo non distingue tra le mie mani
o un volo d'arance nelle tue:
morde con neve e piccone la vita:
la tua vita che è la vita mia.

La vita mia che ti ho donato si riempie
d'anni, come il volume di un grappolo.
Ritorneranno le uve alla terra.

E persino là sotto il tempo continua ad esistere,
ad aspettare, a piovere sulla polvere,
avido di cancellare persino l'assenza.

P. Neruda

Inquietudine da luci spente - parte prima -

Scriveva dappertutto: sui muri della stanza, su pezzi di carta strappata, sulle copertine dei libri, su quaderni bianchi densi di aspettative.
Aveva delle manie: la firma perfetta, disegni per coprire parole o frasi che rilette non le piacevano più, frasi famose per i buchi di ispirazione. Eva aveva lunghe dita da pianista, occhi nocciola dallo sguardo inquieto, lunghi capelli castani dove faceva capolino un ciuffo biondo vivo.
Scriveva perché non parlava: bastavano i suoi occhi.. gli occhi più tristi che abbia mai visto. Tutto parlava tranne quelle labbra che restavano chiuse o si serravano alla prima domanda.
Quando era piccola e la febbre la teneva inchiodata al letto immaginava scene teatrali: mimava la sua morte. Puntualmente quando qualcuno rientrava a casa, si buttava a terra, faccia al pavimento, respiro lentissimo...e puntualmente passava cosi tanto tempo prima che qualcuno aprisse la porta che finiva per addormentarsi.
Eva è cresciuta leggendo ogni genere di libro, sottolineava, anneriva, scriveva a matita le sue impressioni. Eva scriveva temi sui profumi tra i banchi di scuola, disegnava alberi con rami simili a braccia, le foglie erano le mani: ad ognuna il suo pugnale gocciolante. Ha scoperto il senso di colpa e la smania per la perfezione troppo presto, il suo corpo e il suo cuore ne hanno subito le conseguenze...