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domenica 30 maggio 2010


Equilibri precari che restano fra le punta delle dita. Fragili dubbi che si insinuano come crepe quasi impercettibili alla vista..indossa quel fagottino blu con un fiocco proprio sotto l'ombelico, spalle nude, lucide, abbronzate da un pallido sole di città..ritornano quegli occhi..gli occhi di Eva bambina, le labbra socchiuse, il respiro lento, come oppresso da un cuore troppo grande, da sensazioni che come lame fendono la carne.
Eva e il fuoco, Eva e la cera delle candela, Eva e l'inchiostro rosso per imbrattare fogli bianchi e ruvidi...le mani che camminano sulla schiena, dita affusolate che sfiorano occhi verdi e labbra carminio...Eva e la paura di diventare grande, di non entrare nei vestiti, di non poter gridare fuori da se stessa..
Nuvole di capelli spettinati, briciole di biondo che fanno capolino...come i fili usati dalle fate per guarire un dolore, un cuore, una mente...
Eva guarisce e si ammala, torna a galla, annaspa e poi fiorisce..come le rose bianche e rosse di un rosaio tutto suo...come i fiori recisi regalati dal suo cuore...fuori e dentro di lei.



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